Noir ricco di ironia ma anche di scene grandguignolesche, questo romanzo di Manzini si dipana tra le periferie borgatare della Roma un paio di passi indietro a "Romanzo criminale" e alla banda della Magliana. Forse per questo le scene violente sono piu' crude e quasi primitive nel loro sparger sangue e materia organica tra una cinica battuta e una vendetta che ci troviamo -noi lettori- ad aspettare con trepidazione e poi, alla fine, a benedire esultanti.
Il libro fa avanzare parallele una serie di storie piu' o meno drammatiche, che ineluttabilmente si intrecceranno alla fine per dare (forse) un senso al tutto: una rapina finita male che poi si rivelera' una truffa e qualcosa di peggio; un piano fine-di-mondo di un Ministro illetterato per risolvere alla radice i problemi dell'INPS, un abbozzo di storia d'amore tra due impiegatucci e, sopra tutta la storia, la bellezza giovanile di Alessia, la barista fidanzata con un rapinatore gorilla, ma innamorata -e incinta...-d'un altro malvivente.
Il romanzo non ha pieta' per nessuno: tutti i protagonisti hanno come unico scopo il fare soldi "facili" per elevarsi dal fango in cui vivono, e per far questo non si guarda in faccia a nessuno: mariti, padri, fratelli, amanti... Tutti, come criceti sulla giostra, a macinare giri su giri, nella stupida speranza che la ruota poi si smuova. Tutti sacrificabili sull'altare del dio denaro: la pieta' non abita certo nelle borgate romane.
Dal libro e' stato pure tratto un film (l'opera si prestava abbastanza bene), che vedro' di scaricar di recuperare in videoteca.
Insomma, un libro che si lascia assolutamente leggere, ben scritto e ben condotto nei meandri delle sottotrame e nel tirare i fili alla fine.
Barney
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