26.8.11

Chiamatemi Ismaele

Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m'interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione. Ogni volta che m'accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell'anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettermi in mare al più presto.

"Chiamatemi Ismaele" e' uno degli inizi di libro piu' noti e -a mio avviso- piu' belli dell'intera storia della letteratura. Il libro che lo contiene e' "Moby Dick", di Hermann Melville, un testo che si mantiene a livelli di capolavoro anche dopo l'incipit.

L'inizio di Moby Dick fa a botte con quest'altro grandissimo attacco, ancora di uno scrittore americano (Cormac McCarthy):

Eccolo, il ragazzino. È pallido e magro, indossa una camicia di lino lisa e sbrindellata. Attizza il fuoco nel retrocucina. Fuori si stendono campi arati, scuri e cosparsi di chiazze di neve, e poi boschi più scuri che celano ancora i pochi lupi rimasti. I suoi sono noti come taglialegna e venditori d'acqua, ma in realtà suo padre era maestro di scuola. Sdraiato, ubriaco, cita versi di poeti i cui nomi sono ormai andati perduti. Il ragazzo si rannicchia accanto al fuoco e lo guarda.

E' la prima salva di frasi da "Meridiano di sangue", e ci trasporta immediatamente sul palcoscenico della storia, senza fronzoli ne' inutili svolazzi. Anche qui siamo di fronte ad un capolavoro, da leggere senza alcun dubbio.

Ma non e' di libri che volevo parlare, maledizione! E invece mi son lasciato trascinare dai miei gusti letterari... Ma veniamo al dunque: qualche giorno fa avevamo a pranzo un amico di uno dei miei figli, col quale suona in un "gruppo" rock, che ancora non ha un nome. Parlando del piu' e del meno, e' venuto fuori che molte band devono in qualche modo il loro nome alla letteratura, e di riflesso ho proposto: "Allora, chiamatevi Call me Ishmael, no?". La proposta e' piaciuta molto, ma poi m'e' venuto in mente che forse qualche gruppo che si chiama cosi' esiste di gia'. Mi son quindi offerto di controllare. Bene, pare che non esistano band che si chiamano "Call me Ishmael", ma in compenso ho trovato questo delizioso blog, che si chiama (indovinato!) "Call me Ishmael" :-).

E cosa contiene il blog? No, nessuna lettura del libro, ne' catalogazioni astruse dei pesci oceanici di Cape Cod. Il sito e' pieno di canzoni scritte, suonate e cantate dal blogger stesso, a mo' di cantastorie. E', in sostanza, una edizione-musical di Moby Dick, assolutamente godibile e fatta benissimo. Un applauso a Patrick Shea.

 

Barney

 

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