29.2.12

I dispiaceri del vero poliziotto - Roberto Bolano, Adelphi 2012

A quasi dieci anni dalla sua prematura morte si continua a pubblicare roba scritta da Bolano. Lo scrittore cileno ha lasciato parecchio materiale, spesso poco e male organizzato, oppure non terminato (non credo che Bolano abbia mai ritenuto un suo libro "terminato", peraltro), ma nel mare magno della sua produzione si trovano anche romanzi "quasi" completi, come questo qua.

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Checche' dicano la prefazione e la postfazione (quest'ultima della moglie di Bolano), il romanzo appare comunque un lavoro ancora in bozze, con parti da limare e buchi da colmare. Ma -come ho letto qualche ora fa su un blog di aficionados del cileno- quasi tutti gli altri scrittori viventi darebbero il braccio sinistro (se mancini) per poter scrivere un abbozzo di romanzo come questo, e cio' vi basti come commento sulla qualita' del lavoro.

Lasciate da parte le elucubrazioni su chi sia il "vero poliziotto" del titolo (Bolano avrebbe scritto che e' lo stesso lettore), andiamo -io e l'omino del mio cervello, ovviamente- a raccontare brevemente la trama.

Siamo dalle parti di quel capolavoro che e' "2666", e parzialmente pure in zona "I detective selvaggi" (capolavoro forse ancora maggiore); il protagonista del libro e' infatti Oscar Amalfitano che, vedovo dell'amatissima e stupenda moglie, si scopre omosessuale a cinquant'anni, in una Barcellona di fine anni '90. Il primo capitolo ci scarica immediatamente al centro della narrazione, nello stile caotico e coinvolgente di Bolano. Ecco un assaggio delle primissime frasi:

Per Padilla, ricordava Amalfitano, la letteratura era eterosessuale, omosessuale e bisessuale.

I romanzi, in genere, erano eterosessuali.

La poesia, invece, era assolutamente omosessuale. Nel suo immenso oceano distingueva varie correnti: frocioni, froci, frocetti, checche, culi, finocchi, efebi e narcisi. Le due correnti maggiori, tuttavia, erano quelle dei frocioni e dei froci.

Walt Whitman, per esempio, era un poeta frocione.

Pablo Neruda, un poeta frocio.

William Blake era, senz’ombra di dubbio, un frocione, e Octavio Paz un frocio.

Borges era un efebo, cioè poteva diventare all’improvviso frocione e all’improvviso rivelarsi semplicemente asessuato […]

Una checca, secondo Padilla, era più vicina al fior fiore del manicomio e alle allucinazioni sulla carne viva, mentre i frocioni e i froci vagavano in modo sincopato dall’Etica all’Estetica e viceversa...

Padilla, l'amante di Amalfitano, percorrera' la storia del romanzo con la sua giovane presenza prima fisica, poi solo epistolare, infine quasi spettrale a significare -forse- pure l'imminente morte annunciata dello scrittore. Padilla e' il giovane viveur che inizia Amalfitano all'omosessualita', e che scopertosi ammalato di AIDS detta i tempi finali del libro.

In mezzo, nel libro, c'e' la cacciata di Amalfitano dall'Universita' di Barcellona, appena il Preside scopre che il professore e' dedito a rapporti sessuali con i suoi studenti, e la "fuga d'onore" in Messico, a Santa Teresa, con Rosa, la figlia diciottenne di Amalfitano che -con il padre- ritornera' pure in "2666", proprio a Santa Teresa. In mezzo c'e' pure la produzione letteraria di Arcimboldi, lo scrittore fantasma di "2666", di cui vengono presentate in poche pagine tutte le opere (ovviamente inventate da Bolano), le sue lettere agli amici, i suoi viaggi, gli amici e i nemici, gli hobby... Tutto Arcimboldi, insomma. E poi c'e', ovunque e comunque, Santa Teresa, in cui si continua a morire e  a vivere lentamente.

C'e' pure l'immancabile capitolo cinico-grottesco in cui si narra la storia di una famiglia messicana in cui le primogenite si chiamano tutte Marìa Expòsito, oppure Marìa Expòsito Expòsito, e che arrivate a 17 anni vengono invariabilmente violentate da qualcuno, rimangono incinte e generano la successiva Marìa Expòsito.

La fine del libro arriva con la notizia, data per lettera da Padilla a Amalfitano, che il ragazzo e' ammalato di AIDS. Tra alti e bassi si arriva all'ultima missiva di Padilla, che si chiude cosi':

Viviamo al ritmo di un'attesa quanto mai affascunante. La sera guardiamo la televisione, seduti sul divano, mio padre, Elisa e io. Nei prossimi giorni succedera' qualcosa. Ti terro' informato.

Rimaniamo, noi lettori, ignari di quel che succedera' di li' a qualche giorno. Meglio: rimaniamo pudicamente lontani dallo spettacolo della morte di Padilla, e pure di Bolano, che sono entrambe inevitabili e certe. Ma che ci vengono risparmiate, almeno nella finzione del romanzo.

Da leggere, dopo i gia' citati "2666" e "I detective selvaggi", ma sicuramente da leggere.

 

Barney

 

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