19.11.04

Luciano Modica al Senato, parla di Scuola - leggete, please...

Da it.politica (leggetelo ogni tanto, fa bene...), trascrivo un post di avvocato pinto.

E' la trascrizione stenografica di un discorso di Luciano Modica (l'ex Rettore dell'Universita' di Pisa) a commento della cosiddetta Riforma "Moratti".



PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Modica. Ne ha facoltà.
MODICA (DS-U). Signor Presidente, signora Sottosegretario, il mio
intervento giunge al termine di una lettura che non esito a definire
molto più che lunga, direi del tutto sconfortante, di 101 pagine di
Gazzetta Ufficiale - il numero è esatto - che sono state dedicate ai
programmi (semplifico il termine e non parlerò di indicazioni
nazionali). Comincio subito con una osservazione che può sembrare
banale: qualcuno le ha mai rilette? Possibile che nessuno si sia mai
accorto delle decine e decine di errori di stampa? Possibile che
nessuno si sia accorto che le "qmotetie" sono le "omotetie" e solo un
dattilografo ignaro ha trasformato la "o" corsiva di una anonimo
redattore in una "q"? Possibile che nessuno sappia che in matematica
esistono i "diagrammi" e non i "digrammi" o che il "sacrificio" non è
il "sacrifico"? Potrei continuare per decine e decine di parole.
Possibile che trattiamo così la nostra scuola? È solo un aspetto
marginale, lo riconosco, non è affatto sostanziale, ma mi ha
preoccupato. Ho letto - ripeto - 101 pagine ed alla fine mi sono
annoiato a segnare gli errori di stampa perché avevo già superato i
cento errori. Ma questo è solo un aspetto molto marginale anche se -
ripeto - sconfortante.
Ma vengo ora alla sostanza per poi soffermarmi sul metodo. La sostanza
è la seguente e viene ripetuta infinite volte, fino a diventare quasi
ridicola. Ognuna delle indicazioni nazionali per i vari cicli
scolastici contiene un cappello pedagogico molto preciso e competente,
si tratta peraltro della sola parte scritta con tutta evidenza da
un'unica mano, che è del resto sempre uguale per la prima, per la
seconda e la terza elementare e così via. Questo cappello pedagogico,
proprio perché scritto da un'unica mano, delinea però una sorta di
pedagogia di Stato, alla fine è come affermare che la pedagogia -
peraltro disciplina importantissima per chi si occupa di scuola - è
una, e cioè quella che viene dal pensiero, dalla riflessione e dallo
studio dell'anonimo estensore. Quest'ultimo, tra l'altro, - lo dico
perché nell'ambito del testo lo ripete sette-otto volte - ama molto il
principio "della sintesi e dell'ologramma". Ma questo estensore sa che
cos'è l'ologramma, conosce questa parola, l'ha cercata sul
vocabolario? Sa che si tratta di una tecnica fotografica che serve a
riprodurre particolari tipi di fotografie? E che principio allora è
questo? Comprendo che la sintesi possa essere un principio, ma
l'ologramma! Devo dire che ciò desta qualche perplessità, visto che il
principio della sintesi e dell'ologramma viene ripetuto, come ho già
detto, sette-otto volte. Signor Presidente, signor Sottosegretario,
colleghi, non si tratta solo di errori di stampa, ma la sciatteria
generale che si ritrova in questo testo non fa onore né al Ministero
né a chi abbia a cuore le sorti della nostra scuola. Una sciatteria
che si riscontra anche in un altro aspetto: l'aver affidato, con tutta
evidenza, perfino grafica, la redazione di questo documento a gruppi
di persone o di esperti non in contatto tra di loro ha generato delle
curiose anomalie. Chi conosce questo tipo di documenti sa che si
articolano in due colonne di cui una dedicata alle conoscenze e
l'altra alle abilità. Evidentemente, però, a qualcuno non l' avevate
detto e questo qualcuno ha mescolato le conoscenze inserendole tra le
abilità e viceversa. Ai colleghi di informatica, che riconosco hanno
forse tracciato il tratto migliore di questi programmi, evidentemente
non era stato detto che il testo andava fatto in un certo modo e
quindi lo hanno fatto bene, ma in un modo diverso. Addirittura la
grafica è diversa; ci sono riquadri che testimoniano il perfetto
lavoro di "taglia incolla" che è stato però applicato a determinati
programmi, cioè, ad esempio, per descrivere la sintesi di quanto un
alunno o un'alunna di tredici anni debbono sapere. Ebbene, per fare
questo abbiamo utilizzato il "taglia incolla"! È perfino avvilente
parlare di contenuti, però credo che qualcosa vada comunque detto in
proposito: è mai possibile che in quinta elementare, dopo cinque anni
di inglese, gli alunni conoscano soltanto il presente e il presente
continuo e non il passato, il futuro e l'infinito dei verbi! Dei verbi
ausiliari sono tenuti a conoscere essere, avere e potere, e tutti gli
altri? Cinque anni di inglese non sono serviti nemmeno per imparare
tutti i tempi dei verbi. Quanto ai numeri, si prevede che i nostri
alunni in quinta elementare sappiano contare fino a cento. Mi chiedo
se voi conosciate una persona che dopo cinque anni di studio
dell'inglese, sia pure limitato e all'interno di una scuola in cui ci
si occupa di tante altre cose, sappia contare solo fino a cento!
Eppure questo è scritto nel programma, non me lo sto inventando.
Inoltre, per quanto concerne la matematica, chi ha redatto la colonna
"conoscenze" lo ha fatto bene, scrivendo che le trasformazioni del
caso sono le simmetrie, le rotazioni e le traslazioni; peccato, però,
che chi si è occupato della colonna "abilità" ha dimenticato le
simmetrie e quindi chiede che i ragazzini sappiano riconoscere le
figure ruotate, quelle traslate, ma non quelle riflesse, non le figure
simmetrizzate.
Presidenza del vice presidente FISICHELLA (Segue
MODICA). Sulle frazioni poi c'è una confusione incredibile. Da un
lato, tra le conoscenze in quinta elementare c'è solo la nozione
"intuitiva e concreta" della frazione, cioè quella che si apprende
normalmente in seconda elementare, e cioè che data una torta, se ne
prendo una metà, ho ottenuto una frazione di un mezzo, se invece la
divido in quattro parti la frazione è di un quarto. Quindi, ripeto, in
quinta elementare siamo ancora al livello di una nozione intuitiva e
concreta della fazione. Tuttavia, tra le abilità questi stessi
ragazzini sanno segnare sulla retta cartesiana i numeri decimali
corrispondenti alle frazioni, ma come potranno farlo se non hanno
studiato le frazioni? In quinta elementare ci si lancia anche in
qualcosa che viene definito "pensiero razionale": ben venga, è giusto
che ci sia. Solo che sarebbe bene insegnare ai nostri bambini il
pensiero razionale e non gli errori di chi ha scritto il programma!
Vorrei ricordare che una congettura non si verifica con esempi, se ne
verifica la plausibilità con esempi, ma una congettura, una ipotesi,
si verifica con una argomentazione. Non possiamo insegnare ai nostri
ragazzi a quegli stessi ragazzi che poi a quindici anni sono al
ventiquattresimo posto in tutto il mondo per capacità scientifiche,
che una congettura si verifica con esempi. Non possiamo nemmeno
pensare che "congettura" e "ipotesi" siano due parole diverse, sono
sinonimi: eppure, l'estensore ha fatto prima un capitoletto
"verificare con esempi una congettura" e dopo "verificare con esempi
una ipotesi". Ma chi sono questi estensori di programmi? Alcune altre
stranezze. La storia: giusto, uno dei limiti della nostra scuola è
sempre stata la mancanza della dimensione storica delle scienze (non
parlo di storia, non voglio ripetere i già brillantissimi interventi
dei miei colleghi Tessitore e Franco). Ci riferiamo alla storia delle
scienze, della matematica; allora si scopre - è giusto - che la storia
della matematica comprende i numeri romani - è una forma diversa di
scrittura dei numeri - ma comprende anche le tavole di natalità e
mortalità. Ma chi è che scrive queste incredibili sciocchezze? Non
parliamo delle scienze: questi ragazzini di quinta elementare sanno
distinguere calore e temperatura, la maggior parte dei miei
concittadini credo non lo sappiano fare, è una cosa difficile, però
non sanno cosa vuol dire velocità, accelerazione, quando sono in
automobile non sanno cosa indica il tachimetro, però sanno che esiste
l'energia termica, elettrica, ne conoscono i pericoli nell'uso
casalingo e nell'uso sociale: incredibile veramente! Degli apparati
dell'uomo in quinta elementare conoscono bene l'apparato motorio,
benissimo l'apparato circolatorio e l'apparato respiratorio: basta. E
l'apparato digestivo? L'apparato riproduttivo? No, in quinta
elementare no, dovranno aspettare la terza media per conoscere gli
apparati digestivo e riproduttivo, se ce la faranno, però sanno
classificare i concimi - per carità, importantissimi, non ne dubito -
e i tipi dei suoli. In tecnologia sanno dire cosa è - io non so dirlo
- la transizione dall'industriale al biodigitale; in seconda media!
Chissà cosa vuol dire l'estensore di questo programma. Finalmente in
terza media arrivano gli insiemi, va bene. Abbiamo partecipato a
questa lotta di massa contro gli insiemi, potrei anche discuterne ma
non è qui il caso. Non crediate, però, che arrivino gli insiemi nel
senso matematico, no: arriva l'intuizione della nozione di insieme,
attualmente è argomento della scuola dell'infanzia (in terza media!).
E finalmente arriva il cerchio: fino alla terza media il cerchio (o la circonferenza) non è
nominato: i poligoni, i quadrati, i rettangoli, sì, il cerchio no. Però, questo ragazzino che apprende
cosa è il cerchio sa dire la differenza tra probabilità classica,
frequentista e soggettiva, un tema francamente - ve lo dico da esperto
- un po' difficile. Sul sole e sul sistema solare conosce le
osservazioni degli antichi - giusto e bene - e le ipotesi della
scienza contemporanea: ipotesi? Capiamoci: sul sole e sul sistema
solare la scienza contemporanea ha molte certezze scientifiche, non
matematiche, scientifiche, ma certezze non ipotesi. Forse si voleva
dire ipotesi sulla storia e sulla natura del sistema solare, ma il
sistema solare è ben altro e oltre che la sua storia e la sua natura.
Finalmente - come dicevo prima - riesce ad avere delle notizie sulla
riproduzione dei viventi e sulla genetica - a tredici anni! - notizie,
però, mi raccomando, generali: DNA, codice genetico, riproduzione no,
questo no; conosce però le malattie sessuali - a tredici anni! - e
conosce anche la specificità della riproduzione dell'uomo dal punto di
vista dell'allevamento della prole, molto importante. Ma dove vivono
questi ragazzi, secondo gli estensori? Cosa leggono? Cosa guardano
alla televisione a tredici anni, a quattordici anni? D'altra parte, un
altro estensore, naturalmente, quando scrive dell' educazione
all'affettività, dice che addirittura (ed è giusto che sia così,
attenzione) in quel quadro conosce l'anatomia dell'apparato
riproduttivo (quindi, ripeto, non nell'ambito delle scienze, ma
dell'educazione all'affettività) e conosce addirittura (ed è giusto) l'aspetto
culturale e valoriale del legame tra affettività, sessualità e
moralità. Però non sa cosa vuol dire longitudine, perché conosce solo
la latitudine; non sa cos'è un circuito elettrico e non sa nemmeno
cos'è una resistenza: né "la" Resistenza, né "una" resistenza, quella
delle lampadine, quella che trovate sui contatori elettrici; non sa
cos'è uno specchio o cos'è una lente; non sa cos'è l'evoluzionismo e
il fascismo: o forse, chissà, l' evoluzionismo è tra i miti e le
leggende delle origini, anche perché viene subito dopo la comparsa
dell' uomo. Ma quello che mi ha letteralmente scandalizzato (e ve ne
voglio fare partecipi) sono le ultime pagine della Gazzetta Ufficiale, laddove c'è il famoso - si fa per dire - PECUP, il "profilo educativo, culturale e professionale". Vi
dico cos'è, perché magari non lo sapete: rappresenta "ciò che un
ragazzo" - o anche ragazza, immagino - "di 14 anni dovrebbe sapere e
fare per essere l'uomo e il cittadino che è giusto attendersi da lui
al termine del primo ciclo di istruzione", cioè, per intenderci, alla
fine della terza media. Salto le parti più pedagogistiche, perché ne
ho già parlato, e vengo agli strumenti culturali. Il primo è lo sport
e sono d'accordo, è importante, e comprende tante cose: il ragazzo
conosce cos'è una pratica sportiva individuale e la pratica di
squadra, addirittura è in grado di fare il giurato o l'arbitro in
discipline sportive di base; impara a relazionarsi e a coordinarsi con
gli altri (il che va molto bene) e sa che il successo di squadra
dipende dall'impegno e dal sacrificio individuale. Poi c'è la lingua
italiana (forse l'avrei anteposta, ma figuriamoci, si tratta di
piccolezze.). La lingua italiana comprende tante cose: il ragazzo sa
leggere, sa usare un vocabolario, sa produrre testi brevi, sa fare
l'analisi grammaticale e logica, addirittura riesce a percepire la
semantica, il significato, la comunicazione, conosce la storia della
lingua italiana, il legame tra l'italiano e i dialetti, tra l'italiano
e le altre lingue, i generi letterari antichi e moderni, il gusto per
l'opera d'arte verbale e per la "lucida" (non so perché tra
virgolette) espressione del pensiero. Già diminuisce molto
l'attenzione quando si parla di storia e di geografia, perché più
banalmente si dice che sa orientarsi nello spazio e nel tempo,
operando confronti costruttivi fra realtà geografiche e storiche
diverse, per comprendere le caratteristiche della civiltà europea e le
differenze e somiglianze con le altre. Basta. Questo è il profilo
culturale di un nostro o una nostra tredicenne. Però, non
preoccupatevi, sa usare la fotografia, il cinema, Internet, il teatro;
sa dare valore e senso alle tecniche. Sa leggere un'opera d'arte e ne
gusta il linguaggio espressivo, sia artistico che musicale, senza
preclusione di generi (anche il rock, immagino si volesse dire). Poi
si salta e si dice che "legge quotidiani e ascolta telegiornali" (qui
un po' traballa l'italiano), compila un bollettino postale (il fatto
che sappia compilare un bollettino postale mi sembra veramente un dato
fondamentale, in questo ambito.). Ma la preoccupazione cresce quando
si passa all'area - diciamo - scientifica, perché evidentemente siamo
un Paese che ha paura della scienza. Voi credete che debba saper
eseguire operazioni aritmetiche, intendo addizione, sottrazione,
moltiplicazione e divisione? Solo se sono semplici. Infatti, si dice:
"esegue semplici operazioni aritmetiche" (in terza media, si badi
bene!). Sa cos'è un'equazione? No. Sa risolvere un problema? No.
Purché sia semplice, qualche problema su superfici e volumi, ma -
ripeto - semplice. Però questo miracoloso ragazzino "padroneggia
concetti fondamentali della matematica e riflette sui princìpi e sui
metodi impiegati": incredibile!

Le operazioni aritmetiche solo se sono semplici, queste altre cose che
farebbero tremare le vene dei polsi a un matematico professionista le
sa fare. Poi avrei dato qualche consiglio all'estensore sul linguaggio
usato; ripeto, Galileo Galilei è molto più bravo a scrivere. Infatti
si dice che questo ragazzino "adopera il linguaggio e i simboli della
matematica per indagare con metodo cause di fenomeni problematici"
(chissà cosa vuol dire) "in contesti vari, per spiegarli,
rappresentarli ed elaborare progetti di risoluzione". Risoluzione dei
fenomeni? Si possono "risolvere" i fenomeni? Non lo sapevo. Galileo lo
dice meglio, veramente meglio sul serio. Sempre Galileo è scomodato:
"E' consapevole" - questo studente - "che la comprensione dei concetti
scientifici necessita di definizioni operative che si possono ottenere
soltanto con la ricerca e con esperienze documentate e rinnovate nel
tempo". E' la teoria di Galileo: lo dice meglio Galileo, ma fin qui, insomma.
Però (affinché non abbia troppa fiducia nella scienza) "comprende" -
questo ragazzino - "che i concetti e le teorie scientifiche non sono
definitivi, ma in continuo sviluppo, al fine di cogliere aspetti
sempre nuovi, diversi e complessi della realtà". Siete proprio sicuri
che sia questo quello che vogliamo dare ai nostri tredicenni e
quattordicenni? Ma dove si raggiunge il massimo è nelle tre righe
dedicate all'intera scienza della vita e della natura. Le leggo perché
lo meritano: "Conosce l'universo animale e il mondo vegetale nelle
loro molteplici sfaccettature (.); ha coscienza dell'immensità del
cosmo". Ma è questo il linguaggio della scienza? Davvero noi crediamo
che un tredicenne o un quattordicenne abbiano questa visione
scientifica del mondo? Qui vi è un arretramento grave. Non è un
programma degli anni Cinquanta: è un programma oscurantista, che nella
sostanza si chiude alla lettura scientifica, che non è l'unica - ci
mancherebbe altro - ma questa è lettura scientifica del mondo? No, è
un imbroglio, un vero imbroglio per i nostri ragazzi. Quindi,
contenuti disastrosi e sconfortanti. Sul metodo non ripeto quello che
hanno già detto le colleghe Soliani e Franco. Una preoccupazione,
però, la devo manifestare. Circolano bozze, si sente dire che ci sarà
lo stesso metodo (estensori ignoti, collazione dei testi) per le
superiori. Qui la mia preoccupazione diventa veramente grande,
sottosegretario Aprea. Chi si sta riunendo in questo momento per
scrivere i programmi delle superiori? Cosa sono questi testi che
girano, che arrivano, generando critiche o sbalordimento? Chi sono
queste persone? Chi le ha nominate? Qual è lo scopo che hanno avuto,
l'obiettivo che è stato loro assegnato? Non sarà, come è successo per
queste indicazioni, che chiederete il parere alle Società scientifiche
nazionali, dando esattamente 19 giorni per esprimerlo su 101 pagine? E
non sarà che di quelle eroiche 15 società scientifiche nazionali,
sulle 65 consultate (che fine hanno fatto le altre 50 Dio solo lo sa),
di quei fisici, chimici, biologi che hanno risposto con un libro
bianco su queste cose che in parte ho detto e che in parte hanno
scritto loro meglio di me, non abbiate tenuto nessun conto? Non esiste
un solo cambiamento di questo testo che abbia tenuto conto del parere
che avevate chiesto, dando 19 giorni di tempo, alle società
scientifiche. Ripeteremo questa perfomance? Sarebbe gravissimo. È
grave per le scuole medie e le elementari, ma lo è altrettanto - se
non di più - per le superiori. Fatemi concludere con una questione
diversa. Avete davvero così poca fiducia nei nostri insegnanti? Ma
davvero i nostri insegnanti hanno bisogno di questo tipo di
indicazioni? Non sarebbe meglio produrre documenti assai più sintetici
e lasciare - vivaddio - alla libertà, alla cultura, all'azione
collegiale degli insegnanti e delle scuole la scelta di come
raggiungere gli obiettivi formativi? Perché avete voluto scrivere in
questa Gazzetta Ufficiale abbozzi malfatti di indici di libri di
testo? Io ritengo che la nostra scuola di tutto abbia bisogno, tranne
che di questo.

(Applausi dal Gruppo DS-U e della senatrice Soliani.
Congratulazioni).

12.11.04

Affari di famiglia

E dopo le elezioni amerregane, un po' di politica de noantri.

Pongo alla vostra attenzione questo capolavoro stile vecchia clientela democristiana.

Peccato che gli attori siano quei buffi ometti verdi, alti tre mele o poco piu' (no, quelli erano i puffi...), che vogliono la secessione da Roma ladrona.

Si, cosi' poi ruban tutto loro :-)

Insomma, leggetevi l'articolo di Gian Antonio Stella, apparso sul "Corriere della Sera" dell'11 Novembre

IL FRATELLO E IL FIGLIO DI BOSSI ASSISTENTI A BRUXELLES


In attesa che Umberto Bossi sia pronto al gran rientro (auguri), la Lega Nord guarda al futuro. E ha mandato a prendere confidenza con Bruxelles e le istituzioni comunitarie, nel mentre crescono i giovani eredi Renzo, Roberto Libertà ed Eridano, un altro paio di appartenenti alla Real Casa Senatùria: Franco Bossi, il fratello, e Riccardo Bossi, il figlio primogenito. Assunti presso il Parlamento europeo con la qualifica di assistenti accreditati.

Portaborse, avrebbero detto i padani duri e puri di una volta. Ma pagati sontuosamente. Per l'attaché, ogni deputato riceve infatti 12.750 euro. Pari a 24.687.000 vecchie lire. Al mese. La notizia, contenuta nell'elenco ufficiale pubblicato dall'Europarlamento e facile da controllare sul sito internet, non precisa che mestiere facciano i due.
Visto che l'assistente accreditato, pagato coi soldi nostri, è il braccio operativo di ogni bravo parlamentare, si presume che parlino fluentemente alcune lingue, capiscano di economia, siano dotti nelle materie giuridiche e magari abbiano una competenza specifica in qualche settore chiave nel quale il deputato di riferimento deve destreggiarsi.
Franco Bossi, una preparazione, ce l'ha. Sa tutto di valvole, canne, pistoni, bronzine, guarnizioni, pompe ad acqua... Dopo aver studiato fino alla terza media inerpicandosi su su fino alle "commerciali", manda avanti infatti un negozio di autoricambi a Fagnano Olona. Una professionalità che, unitamente alla passione leghista, ha spinto il Carroccio non solo a ipotizzare una sua candidatura alla Camera al posto di Umberto nel collegio 3 di Milano (dove poi, forse per evitare le accuse di far tutto in famiglia, fu scelto il medico di casa del Senatur) ma ad affidargli negli anni ruoli di spicco quali quello di c.t. della squadra di ciclismo della Padania, di socio della controversa "cooperativa SetteLaghi", di membro del consiglio di amministrazione dell'Aler (case popolari) di Varese. Esperienze che a
Bruxelles gli saranno utilissime.

Quanto a Riccardo Bossi, se ne sa ancora meno. Se infatti sono ormai celebri i fratelli avuti dal papà nel secondo matrimonio, e in particolare il delfino Roberto Libertà cui il giornale La Padania arrivò a regalare per il compleanno un'intera pagina di sdiluviante entusiasmo («Che fortuna avere dodici anni e festeggiarli in cima al Monte Paterno!»), lui è infatti rimasto sempre piuttosto defilato. Si sa che ha 23 anni, che è un ragazzone grande e grosso, che va matto per le auto ed è fuori corso all'università.
Fine.
Figlio di Gigliola Guidali, la prima moglie del segretario leghista che raccontò in un'intervista di aver chiesto la separazione dopo aver scoperto che Umberto usciva tutte le mattine di casa con la valigetta del dottore («ciao amore, vado in ospedale») senza essersi mai laureato, pare non somigliare molto al padre. Tranne in una cosa: come il Senatùr alla sua età, diciamo, non è propriamente un secchione.
A scegliere come braccio destro Franco Bossi, dice il sito dell'Europarlamento, è stato Matteo Salvini, già direttore di quella Radio Padania Libera che per anni ha cannoneggiato contro il clientelismo e le assunzioni in Terronia di amici, cognati e parenti. A scegliere Riccardo, lo "zio" Francesco Speroni, che di Umberto Bossi è stato il capo di Gabinetto al ministero delle Riforme e che in tema di nepotismo aveva già fatto spallucce davanti a un'altra polemica: la designazione, come presidente della provincia di Varese, di Marco Reguzzoni, marito di sua figlia Elena.
Intendiamoci: tutto il mondo è paese. Lo ricordava già, ai suoi tempi, il cardinale Enea Silvio Piccolomini diventato Papa col nome di Pio II: "Quand'ero solo Enea / nessun mi conoscea / ora che sono Pio / tutti mi chiaman zio". La scelta del fratello e del primogenito del Senatùr per quelle due cadreghe europee, tuttavia, sia pure preceduta da altri piacerini a parenti e amici, segna il punto d'arrivo di un cammino che pareva partito con altri itinerari. Basti ricordare alcuni dei moniti di Umberto contro il «familismo amorale» e i regali ai "clientes": «La Lega assicura assoluta trasparenza contro ogni forma di clientelismo». «Il nostro programma? Incrementare i posti di lavoro, eliminare i favoritismi clientelari e restituire il voto ai cittadini». «Non si barattano i valori-guida con una poltrona!». «Questo deve fare un segretario di sezione: far crescere la gente e non dare spazio agli arrivisti. Dobbiamo essere in primo luogo
inflessibili medici di noi stessi se vogliamo cambiare la società!». Parole riprese e urlate in mille piazze e mille sagre e mille comizi da tutta la corte di fedelissimi, da Calderoli a Castelli, da Maroni al mitico "Sciur Cüràt". E impresse nel marmo della storia da un gesuitico comunicato dall'allora addetta stampa della Lega Simonetta Faverio: «In un movimento che si propone di far la rivoluzione non ci può esser posto per gli arrivisti, i corrotti, i poltronari, i leccaculo, "i pentiti" e i
lottizzatori. Chi si è proposto di cambiare questo nostro povero Paese non può nello stesso tempo volere un posto al sole per sé o per i suoi amici, non può usufruire dei privilegi di cui hanno goduto i piccoli uomini politici della partitocrazia. Non può insomma parlare bene e razzolare male, prendendosi così gioco della base pulita, dei militanti, e di quei dirigenti onesti che per la causa leghista sarebbero disposti a tutto».
Parole d'oro.
Premiate un paio di anni fa con la nomina di Simonetta, in quota leghista, a vice della ancillare Anna La Rosa alla direzione dei servizi parlamentari della lottizzatissima Rai.

11.11.04

Come si vincono le elezioni, in America?

A una settimana dai risultati ufficiali (?!?) posso tentare di dare una risposta ragionata, tanto l'han gia' fatto in molti...

Bene; intanto aiuta moltissimo essere il Presidente uscente. La statistisca e' dalla parte
del vecchio Leader. Di recente, a perdere le elezioni da Presidente uscente c'e' riuscito solo Bush padre.

Allora, abbiamo detto che essere stato Presidente la volta prima e' un ottimo punto di partenza (per una serie di motivi, anche pratici: hai in mano la presidenza del Senato, puoi nominare alla Corte Suprema i tuoi amici, hai la possibilita' di concentrare provvedimenti legislativi ad effetto nei mesi immediatamente precedenti le elezioni[1], e cosi' via).

Se a questo fattore si aggiunge il fatto di essere il Primo Presidente degli USA che ha dovuto far fronte ad un attacco militare sul suolo americano, cominciamo a mettere sulla bilancia dei bei pesi.

Se, inoltre, dopo l'attacco subito (che e' stato nel 2001, quindi tre anni fa, NON ieri l'altro), non si fa altro che dichiarare guerra a mezzo mondo e ripetere ossessivamente il mantra "Pericolo Terroristico, Siamo Sotto Attacco" ogni benedetto fine settimana, in modo che alla fine anche il piu' coraggioso cowboy della California comincia a credre che magari puo' essere vero che gli Stati Uniti sono in pericolo mortale, bene: ce l'avete quasi fatta.

E' chiaro, vi serve una mano dai vostri avversari politici: non sono dei cretini, e dopo l'attacco terroristico sanno quanto voi (anzi, meglio di voi) che le loro speranze di vittoria alle successive elezioni sono vicine allo zero. E allora, perso per perso, tanto vale far correre la corsa ai ronzini sfiatati, piuttosto che ai preziosi purosangue.

Chi ha seguito le primarie del partito democratico sa di cosa parlo: sin dall'inizio nessuno era in grado di capire quale fosse il candidato appoggiato dalla base.
Il buon Michael Moore, dapprima puntava su Clark, l'ex generale NATO convertito all'ala di centro del movimento democratico. Per quel che puo' contare, credo sia stata l'unica cosa che Moore ha azzeccato nella campagna elettorale: Clark era l'unica pedina seriamente in grado di impensierire Bush. Dopo la sconfitta di Clark, tutti sul carro di JF Kerry, e tutti a spingere il JFK de noantri a scegliersi Edwards come vice.
Che poi il JFK di cui sopra, a schede non ancora scrutinate si affanni a riconoscere la sconfitta, non deve stupire piu' di tanto, a 'sto punto...

Per esser certi del risultato positivo vi manca davvero poco. Il cocktail ha bisogno solamente di un po' di sano fondamentalismo cattolico (ma non era IL male, il fondamentalismo religioso?), stimolato e veicolato attraverso l'altro mantra elettorale di GWB: "No all'amoralita', no al matrimonio tra gay, no alla ricerca sulle cellule staminali. Ah, per vostra informazione, JF Kerry non e' d'accordo con queste affermazioni...".

Bene, avete il vostro cocktail:
  • una parte di paura dell'arabo terrorista

  • una parte di paura di perdere del vostro avversario

  • una parte di paura dell'avvento di Satana da parte dei fondamentalisti ultraordotossi
Mischiate il tutto, versate in un thumbler, aggiungete un'olivina et voila', le elezioni NON le potete perdere nemmeno impegnandovi allo spasimo.



[1] ad esempio se sei il premier italiano, puoi promettere per cinque anni filati che ridurrai le tasse, poi eventualmente puoi farlo per davvero solo nel 2006, cioe' l'anno in cui si vota. Facile, no?