19.3.10

I detective selvaggi, Roberto Bolano

Non e' semplice raccontare in mezza pagina questo libro. Iniziamo subito col dire che si tratta di un grand bel libro, scritto in maniera sublime da un genio della penna morto -troppo giovane- pochi anni fa. In realta' "libro" e' una definizione restrittiva: l'opera (assai corposa) somiglia, a seconda delle angolazioni con la quale la si approccia, ora a un ipertesto, ora a un serial televisivo, ora -a giustificare parzialmente il titolo- a un resoconto stenografico di una serie di interrogatori.

"I detective selvaggi" e' diviso sia strutturalmente che come contenuti in tre parti, di cui quella centrale -piu' corposa- divide la prima e l'ultima che a loro volta sono temporalmente consecutive e scritte in forma di diario. La parte di mezzo, invece, e' postuma, ed e' una raccolta di interviste/testimonianze rese in prima persona da una serie di personaggi, alcuni dei quali abbiamo conosciuto o conosceremo in testa e in coda al libro, attraverso il racconto personale di Juan García Madero.

Detta cosi' sembra un bordello guatemalteco; in realta' il libro cattura l'attenzione dalle prime frasi, e riesce a tenere avvinto il lettore ad una storia che di per se e' solo un prestesto per parlare dei due protagonisti: Ulises Lima e Arturo Belano (evidentemente alter ego dell'autore). Eccezionale la bravura di Bolano nel cambiare registro -nella parte centrale- ad ogni cambio di personaggio che racconta: parole, frasi, intercalari diversi si alternano sulle pagine, tanto che sembra di sentire le voci di ciascuno, tutte differenti e tutte caratteristiche del proprio personaggio.

La vita dei due si dipana tra Messico, Europa, Africa e Medio Oriente in un tourbillon caotico e apparentemente (?) senza un motivo razionale, alla ricerca di un senso da dare alla propria vita. Senso che all'inizio e' la maniacale ricerca di Cesàrea Tinajero, fondatrice -grazie ad un'unica poesia andata perduta- del movimento poetico del Realismo Viscerale, che i due vogliono rifondare. Nella parte centrale del libro -che, lo ripeto, e' temporalmente successiva all'ultima- amici e conoscenti di Lima e Belano parlano dei due e del loro peregrinare spesso senza alcun senso apparente in luoghi e situazioni disparate.

Sembra un caos primevo, ma e' davvero un capolavoro. Che ha dato origine all'opera piu' osannata di Bolano: 2666.

 

BP

Posted via web from panofski's posterous

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