9.1.11

Perchè ci piace Bansky e Povia no?

Ieri mattina mi ha colpito un bell'articolo di Alex Ross tradotto su Repubblica e affiancato dal commento di Baricco (che francamente aggiunge poco a quanto scritto dal critico musicale americano, ma per il tipico provincialismo italiota rafforza -nella mente semplice dei redattori di Repubblica- il messaggio di Ross). La questione trattata era: come mai la gente scappa a gambe levate quando, a teatro, l'orchestra comincia a suonare roba di Schoenberg o Steve Reich o Arvo Pärt (chiunque siano questi tipi, sia detto per inciso), mentre i musei d'arte moderna attraggono milioni di persone esponendo opere di Pollock, Warhol, Klee?

Io sono francamente ignorante, nel campo della musica colta. Arrivo a malapena a Philip Glass, che scoprii da molto giovane perche' non ricordo quale dei rockettari che ascoltavo (e ascolto tuttora) dichiaro' (A "Rolling Stone"? A "Chitarre"? Insomma, a una roba del genere) che Glass lo aveva profondamente influenzato. Ricordo che influenzo' pure me, nel senso che l'ascolto di una facciata dell'LP che mi procurai fu sufficiente a farmi dichiarare Philip Glass peggio di qualsiasi garage band NewYorkese. Poi i giudizi son cambiati, e in tempi meno giurassici ho acquistato -ed ascoltato- dischi di Mertens e di Nyman, scoperti ovviamente grazie a Peter Greenaway e ai suoi film, ma sospetto non si possano definire "musica colta".

Per quel che riguarda le arti visive sono ugualmente un ignorante visto che i fumetti non penso contino, ma e' evidente che Ross e Baricco hanno ragione: un Klee lo si puo' fruire anche senza essere critici d'arte, e molte persone (me compreso) visitano musei d'arte moderna.

Ma in questi giorni la potenza evocativa e la assoluta semplicita' (a volte) delle arti visive contemporanee m'e' venuta in mente anche in riferimento a questa raccolta di foto prese nell'aretino da un collettivo di street artisti dei nostri giorni. Il sito e' interessantissimo, e pieno di stupendi esempi di come si possano riempire -letteralmente- le citta' di opere d'arte che si confondono a tal punto con l'architettura del luogo da sembrare elementi necessari dell'insieme. Le foto rappresentano dei cartelli stradali "hackerati" in maniera semplice ma assolutamente evocativa. Un esempio qua sotto:

Figura 1: Segnale di divieto di lavoro, forse...

Come esempio estremo di street art vi lascio alla contemplazione di una delle opere piu' note di Bansky, lo street artist di Bristol:

Figura 2: No Future, Bansky.

Ah, rimarrebbe da spiegare cose c'entra "Povia" con tutto il resto. Nulla, e' chiaro. Solo, mi serviva un riferimento piu' basso dello "0", qualcosa che avesse scavato in profondita' nei meandri della spazzatura spacciata per musica. Ecco, Povia e' perfetto.

 

Barney

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