A Torino (la capitale storica del Regno d'Italia) si celebra l'unita' con una serie di mostre che spaziano (letteralmente) dal prototipo Alfa Romeo ai memorabilia garibaldini. Bene: all'interno di una di quelle mostre e' esposto un manufatto realizzato anche dall'azienda in cui lavoro, nell'ambito di una commessa ESA (l'agenzia spaziale europea) piu' fantascientifica del solito.
Il manufatto e' quello che vedete in Figura 1, e rappresenta -giuro!- una sezione di "muro" di un possibile avamposto lunare, che dovrebbe essere realizzato da una specie di robot automatizzato (altrimenti, che robot sarebbe?). A parte il fatto che la struttura e' disegnata -lo crediate o no- da Foster & partners (che nell'occasione sono nostri "umili" fornitori) e non dallo Sbuzzagrilli, e che la trabecolazione e' una classico esempio di biomimesi ispirato all'osso dei vertebrati, prima di passare alle immagini devo solo aggiungere che il processo di realizzazione e' -anche qui, credeteci o no, non importa- una stampa 3D, o rapid prototyping che dir si voglia descritta in questo sito della DiniTech, l'azienda toscana titolare del brevetto della macchina. Ah, e devo anche giustificare la presenza nostra: noi abbiamo "semplicemente" provato il processo in vuoto, per verificare la fattibilita' della prototipazione rapida sulla Luna, usando regolite simil-lunare prodotta dalla stessa Dinitech.
Mi resta solo da dire che il fondale della Figura 1 non e' stato scelto da noi, e chi l'ha scelto l'ha fatto prima del terremoto del Giappone.
Figura 1: Un piccolo mattone per me, un grande muro per l'astronauta ;->
Ah, non c'entriamo nemmeno con il cartello accanto all'installazione, che definirei come minimo un po' prematuro. Anche se l'idea non e' malaccio:
Figura 2: Vendere la pelle dell'orso molto prima d'averlo ammazzato...
Barney
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