27.3.12

"Il morbo bianco", Frank Herbert (Ed. Nord)

"Il morbo bianco" e' relegato tra i romanzi minori scritti dal creatore di "Dune".

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Introvabile su Amazon, lo si compera sulle bancarelle (ad avere fortuna), oppure su Ebay a circa 5 Euro. E la ricerca del libro sara' ripagata dalla storia che leggerete, non facilmente catalogabile come genere, ma godibile ed interessante da molti punti di vista.

La storia e' stata scritta nel 1982, e racchiude molte delle tematiche care ad Herbert: politica, ecologia, psicologia, filosofia e spiritualita' permeano ogni pagina del romanzo che a tratti appare quasi profetico, a tratti un preludio ad una Apocalisse purtroppo possibile.

In breve il plot: John O'Neill, un brillante biochimico americano, ha deciso di passare un periodo di lavoro in Irlanda. Pochi giorni prima di iniziare le sue ricerche, sua moglie e i suoi due figli vengono uccisi in un attentato con un'auto-bomba organizzato dai Provos dell'I.R.A. (da non confondersi con il movimento Provo olandese).La perdita tragica della famiglia provoca in O'Neill un sentimento irrefrenabile di vendetta nei confronti dell'intera Irlanda, della Libia (in quanto anch'essa terra di terroristi), e dell'Inghilterra. In poco tempo O'Neil organizza un laboratorio segreto, fa perdere le sue tracce ed inizia una folle ricerca privata che ha come scopo la creazione di un morbo micidiale.

Il virus che O'Neill sta cercando di realizzare -con tecniche di ingegneria genetica descritte visionariamente bene, per un romanzo del 1982...- si lega al DNA delle donne, e in pochi giorni le uccide. I maschi risultano solo lievemente colpito dal morbo, ma la percentuale di morti femminili raggiunge il 100%.

L'intenzione di O'Neill e' quella di punire soprattutto Irlanda e Libia, ma l'azione dimostrativa iniziale sfugge immediatamente al controllo dello scienziato vendicativo, e il morbo si diffonde inarrestabile in tutto il mondo. Diventa imperativo proteggere dal contagio le poche donne rimaste, e ricercare una cura alla malattia che -mutando- inizia a fare strage pure in altre specie di mammiferi.

Il romanzo si snoda tra varie sottotrame, concentrandosi sull'aspetto psicologico degli avvenimenti e sul fatto che in breve tempo la civilta' mondiale regredisce quasi a livello preistorico. In un crescendo di infezioni e di tentativi di arginare la malattia, diviene lecito non solo uccidere chiunque invade i tuoi territori, ma anche nuclearizzare metropoli e simboli della civilta' come Citta' del Vaticano, o lasciare al proprio tragico destino interi continenti.

La scienza e' -ne "Il morbo bianco"- sia mostro incontrollabile e sempre pronto a sterminare l'umanita', sia unica soluzione allo sterminio: esattamente come e' nella realta'. La salvezza arrivera' proprio dalla scienza, ma nulla sara' piu' come prima in un mondo che vede il rapporto tra sessi spaventosamente sbilanciato verso i maschi: le poche donne rimaste potranno dettare tutte le condizioni che vogliono, anche quella di potere avere molti "mariti", visto che sono la cosa piu' preziosa sulla faccia della Terra.

Interessante, tra le altre cose, l'"accanimento" di Herbert (o meglio, di O'Neill) nei confronti della Libia, vista come impero del male assoluto. Pensavo che la cosa avesse un collegamento con l'attentato di Lockerbie, ma ho controllato: e' del 1989. In realta' all'epoca del romanzo Gheddafi era uno dei maggiori finanziatori dell'IRA, il che basta e avanza a giustificare la connessione Irlanda-Libia in un'ottica di realta' prestata al romanzo. Nel migliore stile Herbertiano.

Barney

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