Non mi stanchero' mai di definire la fotografia un fantastico strumento per raccontare la realta' e un pessimo modo per scimmiottare pittura, scultura e altre arti visive.
Questo progetto e' la riprova che -almeno in questo caso- non ho del tutto torto: riprodurre tette e culi in penombra potrebbe riuscire pure a me (oggi come oggi si sparano talmente tante foto che una anche per sbaglio ti viene come se l'avesse scattata Helmut Newton...), soprattutto se tette e culi son di qualita'... ma per imbarcarsi nel progetto di Stefen Chow (il fotografo) e Lin Hui-Yi (l'economista, la creativa) ci vuole testa, coraggio e talento.
Non hai tette e culi, davanti ma una composizione che deve -secondo il loro canone- definire il livello di poverta' di una persona.
Una foto, una persona, un giorno, un posto a caso in culo al mondo, a partire da Cina, Nepal, Tailandia e Giappone:
Un giapponese povero puo' comperare questo, in un giorno. Mentre il suo connazionale ricco si sfonda di sushi, immagino...
Il Madagascar e' famoso per la produzione di vaniglia. Un povero puo' comperarne cinque bacche al giorno, nel caso sappia cosa farne.
E allora hai quell'unico scatto, con lo sfondo rappresentato da una pagina di un quotidiano locale e -sparso sopra il giornale- quel che un povero, il povero protagonista della giornata, riesce a comperare per quel giorno con i soldi che ha.
Spesso quasi niente, e' chiaro: lo si puo' vedere sopra. E spesso Chow e la Hui-Yi rapportano il potere d'acquisto del povero di turno con la produzione locale che rende famoso il luogo, a rafforzare lo stridente contrasto tra quel che noi sappiamo di quel paese e delle sue ricchezze, e quel che di quel luogo un abitante povero puo' fruire.
Insomma, una roba che prevede l'accensione dei tre o quattro neuroni che ci son rimasti dall'ultima visione del "Grande Budello", o della partita di calcio di Champions League. Una roba che magari se si spegne la scatola delle cazzate si riesce a capire meglio.
Uno stimolo a pensare, che di questi tempi non e' poco.
Per niente.
A patto di non avere il cervello completamente danneggiato:
Barney
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